lunedì 30 agosto 2010

Dove osano gli sponsor - La Coca-Cola riveste il Palazzo Ducale di Venezia

IL CASO

Coca-Cola «veste» Palazzo Ducale
Fai all'attacco: ora superati i limiti

Nuova polemica a Venezia. L'azienda: accordi
con le istituzioni

VENEZIA —«Se per reperire fondi per i restauri si oscurano i monumenti, il patrimonio non è più tutelato». Per il Fondo ambiente italiano il fine (ovvero trovare il sostegno economico) non giustifica i mezzi (ovvero le mega pubblicità). E così il giallissimo sole che sorge da un arcobaleno targato Coca Cola sul ponte dei Sospiri è diventato fonte di nuove polemiche. La scritta «stappa la felicità », forse più colorata delle precedenti, forse perché il marchio a Venezia ha già fatto discutere, ha prodotto l’effetto opposto, urtando l’occhio di chi da Venezia si aspetta ogni giorno grandiosità artistica e monumentale. Il fatto che i soldi della multinazionale servano per la messa in sicurezza di palazzo Ducale dunque non basta ad accettare «forme di pubblicità che per le loro abnormi caratteristiche trasmettono un’immagine devastata e distorta di Venezia», dice il Fai. I manifesti non sono una novità in città ma per il Fai con l’arrivo della Coca cola la misura è colma. Il ponte dei Sospiri, un’ala di palazzo Ducale, le Prigioni e Sant’Apollonia non si vedono più.
«Si sono superati i limiti della compatibilità in un eccesso violento di forme e immagini », dice il Fai. Che in questa sua battaglia anti-loghi sui monumenti ha un alleato illustre. Già a luglio, in un’intervista al Corriere del Veneto, il soprintendente al polo museale Vittorio Sgarbi aveva bocciato i mega manifesti a sponsor dei restauri. «E’ una questione che voglio affrontare al più presto - aveva detto - per comprendere se le entrate sono consistenti, se si tratta di una decina di migliaia di euro mando tutti a quel paese». E ieri Sgarbi è tornato all’attacco. «Il Fai ha ragione - ha detto - Apprezzo la battaglia del Fai e la faremo nostra ». Per Sgarbi non vanno eliminate tutte le pubblicità ma va compreso cosa si può togliere. Persino le impalcature che rimangono per anni sono un problema. «Vanno valutati costi e benefici - ha concluso - e anche per quanto un monumento viene oscurato per un restauro ». Da anni a Venezia si discute se accettare o meno i manifesti sui monumenti, ogni nuova affissione genera polemiche. «Siamo realisti i soldi ci servono — dice Giandomenico Romanelli, direttore della Fondazione musei civici veneziani. — La decisione sui manifesti da affiggere è in capo a Soprintendenza e Comune, non a noi - aggiunge - ma bisogna essere onesti, i restauri non sono rimandabili e l’intervento è oneroso ». Dalla sua la multinazionale fa sapere ai veneziani: «il nostro obiettivo è promuovere l'immagine dell’azienda in collaborazione con le istituzioni e nel pieno rispetto del patrimonio artistico-culturale locale».
Gloria Bertasi
20 agosto 2010 (ultima modifica: 21 agosto 2010)
Fonte il Corriere del  Veneto .it

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