martedì 31 agosto 2010

Quando i santi ci mettono la faccia

La notizia
L’annuncio della scoperta era  stato dato dal  Prof.  Frabrizio Bisconti e da  Mons.  Gianfranco Ravasi ,  tramite
l’ Osservatore romano il 28 Giugno 2009,  ai media di tutto il mondo ;durante il restauro della decorazione di un  cubicolo delle catacombe romane di  S. Tecla era apparso il  più antico ritratto di S. Paolo ,oggi ,a distanza di un anno con la conclusione di un eccezionale restauro realizzato con il laser ,altri ritratti sono emersi costringendo gli storici dell’arte ad una nuova radicale riflessione sulle origini dell’ iconografia cristiana nei primi secoli della chiesa.

Origine e funzione dell’arte cristiana
L’ ebraismo ,di cui faceva inizialmente parte la setta cristiana , proibiva l’ uso  delle immagini ( religione aniconica ) perchè prescritto dalla legge mosaica : " Non ti farai idolo né immagine alcuna di quanto lassù nel cielo né di quanto è quaggiù sulla terra …"  Esodo ,20,3-4,23. Sulla  formulazione di  questo comandamento pesava ,anche ,l’idea magica di una identità tra il soggetto rappresentato e la sua immagine . Secondo questa idea l’icona  acquisiva così  una propria autonomia e potenza  che rendeva dipendente il fedele perchè stabiliva con essa  un rapporto di identificazione spirituale
( idolatria ) .


Le prime immagini appaiono nelle catacombe ( necropoli sotterranee) tra la fine del primo e il secondo secolo,si tratta spesso di semplici simboli ( Il pesce – il pellicano- l’ulivo - l’ancora – il grappolo d’uva ) i cui significati erano comprensibili ai soli fedeli  ,poi, progressivamente si diffondono accanto alle  immagini propriamente allegoriche ( il Buon pastore – l’ orante – la vendemmia -la pecora - la nave  ) soggetti di tradizione biblica  ( Adamo e Eva , Sacrificio di Isacco , Giona , Mosè  ,Noè ) , ma spesso appaiono  anche temi di origine pagana     ( le fatiche di Ercole  –  Orfeo che incanta le bestie – le quattro stagioni )  ,  il cui messaggio veniva reinterpretato  in modo cristiano.


La funzione
Tutte queste immagini erano realizzate con un intento  catechistico ,servivano cioè a far comprendere i principi e i valori della nuova fede e , soprattutto ,  a fornire modelli di riferimento , mentali e comportamentali ,convincenti  per gli adepti che provenivano  da differenti livelli sociali , soprattutto plebei quindi analfabeti ,o che erano originari  di paesi  con tradizioni e mentalità religiose  assai differenti.

Il codice figurativo Tutte queste immagini ad affresco  sono rese attraverso una tecnica frutto di una esecuzione veloce e sommaria , in particolare la coerenza anatomica e la naturalezza  della figura umana  appaiono  molto limitate e ,anzi , spesso , si osservano vistose forzature delle proporzioni e un generale appiattimento dei volumi .Gli esecutori , furono ,forse le stesse maestranze che scavavano le gallerie e i loculi indicate come  , fossori, infatti sono state ritrovate molte rappresentazioni di questi personaggi  colti
nell’atto caratteristico dello scavo con il piccone sollevato . quando_i_santi_ci_mettono_la_faccia_2
Con il passare del tempo i fossori  acquistarono sempre più influenza  all’interno delle comunità protocristiane ,perchè di fatto gestivano l’intero ciclo funebre comprese le decorazioni . Questa ascendenza plebea del linguaggio artistico commissionato dai primi cristiani non è ,necessariamente , dipendente dalle modeste  origini di molti fedeli committenti  ,ma è sicuramente il frutto di una implicita scelta estetica. Infatti nella tradizione artistica greco-romana la naturalezza  la proporzione della figura umana rappresentavano il segno distintivo più significativo , poiché l’uomo era considerato un vero modulo di bellezza ,strutturato secondo un‘ armonia universale. Nella mentalità cristiana ,invece, il corpo dell’uomo rappresentava solo la sua parte corruttibile destinata  a dissolversi , quindi la componente meno significativa di una persona .
Quel codice figurativo così poco rispettoso della imitazione naturalistica si prestava già in partenza alla stilizzazione e quindi alla forzatura degli elementi che facevano riferimento ad una concezione trascendente della realtà , ad esempio lo sguardo che attraverso i grandi occhi , diventa segno dell’ispirazione contemplativa o le lunghe braccia aperte con le grandi mani ( gesto dell’ expansis manibus ) della  figura detta dell’ Orante che allude alla condizione beatifica.

Accanto  a questi temi esemplari ,nel III  secolo si diffondono scene tratte dal nuovo testamento ( Adorazione dei magi , miracoli ). Di conseguenza proprio in questo periodo inizia a porsi il problema dell’iconografia ,cioè con quale aspetto dovessero essere rappresentati i  protagonisti  storici del Cristianesimo. Esemplare è  Gesù  che viene proposto in modo assai vario. In prima battuta  esso viene trasfigurato secondo immagini simboliche ( agnello , magistrato , buon pastore ) ,poi successivamente  come giovane imberbe con caratteristiche vagamente apollinee .Solo alla fine del IV sec. Gesù verrà rappresentato barbuto con i capelli lunghi e scuri secondo una ispirazione medio –orientale ed ellenistica del Rabbi-filosofo. 

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