Italia 2050. Da Venezia: l’architettura tra 40 anni

Scienza, cultura, visioni e progetti. Per raccontare il Bel Paese che sarà.


Il futuro visto dall’Italia. Di questo tratta l’esposizione “Italia 2050”, una delle tre sezione di “Ailati: Riflessi del futuro”, mostra che rappresenta l’Italia (Ailati è Italia scritta al contrario) presso il nuovo Padiglione affacciato sul Giardino delle Vergini all’Arsenale. Registi di un tempo ancora tutto da scrivere sono: Luca Molinari, architetto, docente e curatore del Padiglione Italia, e Riccardo Luna, direttore di Wired (magazine di politica, cultura, scienza e tecnologia del gruppo Condè Nast). Loro hanno accoppiato scienziati, film-maker e ricercatori con altrettanti architetti e studi di architettura, per creare scorci indipendenti di un unico complesso panorama.
Base della narrazione sono le parole, chiave di lettura, ascolto e interpretazione che proiettano le istanze di oggi negli scenari di un futuro sempre più attento a soddisfare i bisogni delle persone e a creare connessioni con il contesto in cui viviamo. Gli architetti invitati hanno provato a figurarselo e a figurarcelo, il futuro del paesaggio italiano. Francesco Librizzi e Salottobuono, autori dell’allestimento dei 1800 mq dell’intero Padiglione Italia, ci fanno dare un’occhiatina. Sarà un po’ come elevarsi in un’altra dimensione, quella più bella, che riguarda le astrazioni e le visioni.

Quattordici i progettisti invitati nella sezione Italia 2050 dai due curatori. Sono: Atelier Forte, Anna Barbara, ecoLogicStudio, Cherubino Gambardella, Ian+, Ma0, Marc, Metrogramma, Nowa/ Marco Navarra, Carlo Ratti, Italo Rota, Alessandro Scandurra, Beniamino Servino, Attilio Stocchi. All’interno della sezione sarà localizzato lo spazio conferenze e workshop, un luogo di riflessione e dibattito che trasformerà il Padiglione Italia, per i tre mesi della Biennale, nella “Casa dell’Architettura italiana” ospitando eventi, incontri, dibattiti, delle realtà più vitali e trasversali del nostro Paese. Di seguito una selezione di alcuni dei gruppi partecipanti alla mostra:

Alessandro Scandurra
Il progettista ha costruito il suo futuribile scenario sull’esperienza della virologa Ilaria Capua, che ha messo in condivisione i codici di un’epidemia saltando le gerarchie accademiche. Insieme lo ha immaginato come una sala concerto, dove gli strumenti sono le voci di ognuno e di ogni cosa, il cui suono attraversa l’ambiente e lo crea, “oltrepassando le barriere interne e quelle che erigiamo nelle relazioni. “Tutta l’architettura – dice Scandurra- partecipa, insieme alle persone, alla sensibilizzazione e alla responsabilizzazione delle proprie azioni. Le cose ci ascoltano e ci parlano. Il paesaggio Open Source è un paesaggio interiore che si deve aprire nel rapporto con gli altri”.

IaN+
Nelle metropoli, fatte di persone e scambi, lo spazio pubblico acquisirà un’importanza simbolica e reale di partecipazione. Lo studio IaN+, che ha ragionato su Media/Democrazia/Metropoli con il general manager Tommaso Tessarolo (Current TV Italia), inverte i pesi assegnando al “Parlamento tradizionale un’importanza iconica mentre al suo doppio, una grande piazza esterna coperta, la funzione di struttura di supporto che determina il vero campo di confronto, azione e decisioni. L’architettura torna a essere un media a uso dei cittadini che rappresentano se stessi in un dialogo aperto e diretto”.

Ma0
Da una riflessione della pediatra Marzia Lazzerini nascono “Gli spazi per comunità fluide”. Si costituiscono della materia della nostalgia che, con un salvagente, salva il passato consegnandolo idealmente ai bambini. È il simbolo dell’ottimismo e dell’interazione ludica e spontanea. Ma anche della responsabilità, affidata a ognuno di noi, per preservare il futuro della collettività. Che può essere idealmente anche una sedia portata in strada da casa per fare cerchio in una conversazione fra amici.

Cherubino Gambardella
Nel futuro di Cherubino Gambardella e Simona Ottieri - con lo studioso Leandro Agrò - gli “edifici diventano oggetti”. “L’anima degli uomini del 2050 è finalmente uguale perché tutti sono capaci di possedere o di istruire familiarità con gli oggetti. L’architettura, la città, le reti e le cose vivranno con noi in un solo sterminato mondo dove tutti possono esprimersi senza la discriminante del costo, ognuno può costruire una bellezza difettosa e armoniosa, democratica perché stufa di essere gettata dall’alto come un paradossale pascolo elitario”.

Metrogramma
“La città dovrà essere un tutt’uno con i suoi servizi”. Rispondendo alla sollecitazione di una “Architettura a zero cubature” Metrogramma - con lo scrittore Gianni Biondillo - disegna Esperia15: la “città collettiva” pensata come un “organismo sensibile che accentra in ogni azione progettuale la relazione tra paesaggio e qualità dell’artefatto e il cui corpo si modella sul soddisfacimento dei veri bisogni dell’uomo”.

Carlo Ratti
Nella smaterializzazione dei compiti di un’architettura che non è più solo di forme, ma di contenuti e azioni, Carlo Ratti, con lo scienziato Francesco Stellacci si avventura nei luoghi dell’ “infinitamente piccolo”, lo stranissimo mondo delle nanotecnologie. “Così è nato il progetto SeaSwarm, uno sciame di robot autonomi e galleggianti che si spostano nel mare a pelo d'acqua, raccogliendo e smaltendo in situ petrolio e altri residui chimici. Un prototipo che è anche un progetto di buon auspicio in quest'apertura di secolo, che ci auguriamo sia segnato non più dall’inquinamento, ma dalla pulizia dell’ambiente in cui viviamo”.

“Ailati. Riflessi dal Futuro”
12ma Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia
PADIGLIONE ITALIA Venezia
Tese delle Vergini all’Arsenale
29 agosto - 21 novembre 2010
di Porzia Bergamasco