l sindaco renzi: «spero non varcheranno questo limite»

Scontro Stato-comune di Firenze sulla proprietà del David di Michelangelo

In ballo i soldi che i turisti versano ogni anno per vedere il capolavoro

il sindaco renzi: «spero non varcheranno questo limite»
Scontro Stato-comune di Firenze sulla proprietà del David di Michelangelo
In ballo i soldi che i turisti versano ogni anno per vedere il capolavoro
FIRENZE - «Il David di Michelangelo non è di proprietà del Comune di Firenze bensì dello Stato», sentenziano gli avvocati romani del ministero dei Beni culturali. E per avallare la tesi i legali portano come prova alcuni documenti storici, o meglio una loro interpretazione, grazie ai quali si dimostrerebbe che il capolavoro del Buonarroti, apparterebbe allo Stato. Ma dal sindaco di Firenze, Matteo Renzi, ricevono come risposta altre prove che smentiscono categoricamente la tesi «senza ombra di dubbio e con le stesse carte».
BATTAGLIA STORICO-LEGALE - Sembrerebbe una battaglia storico-legale e un po’ accademica, quella tra ministero dei Beni Culturali e Comune gigliato, una delle tante querelle fine a se stesse che quasi sempre finiscono dopo una tempesta mediatica a “tarallucci e vino”. Ed invece, stavolta, dietro la «guerra del David» si nascondono grossi interessi. Una decina di milioni di euro, per l’esattezza, i soldi che ogni anno i turisti versano per ammirare il capolavoro conservato alla Galleria dell’Accademia. Senza poi contare gli altri tesori di Firenze. Soldi che non vanno al Comune bensì allo Stato. E allora qual è il problema? Semplice, se il David è fiorentino, come da Firenze giurano e sono pronti a dimostrare davanti ai giudici di tutto il mondo, quei soldi potrebbero non finire nelle casse del ministero ma essere dirottate a quelle di Palazzo Vecchio. Insomma, si annuncia una lunga guerra e forse la tappa di oggi, che ha tra i protagonisti gli avvocati romani Maurizio Raugei e Luigi Andronio incaricati dal ministero dei Beni culturali di accertare la reale proprietà del David, è solo una prima battaglia.
IL RAPPORTO - Nel rapporto dei legali, anticipato oggi dalla «Nazione», si scrive che il Comune di Firenze, che nasce in epoca granducale, tra il 1771 e il 1783, «non può essere considerato l'erede diretto della Repubblica fiorentina che nel 1504 pagò i 400 fiorini per saldare il debito contratto con Michelangelo dagli operai dell'opera del Duomo e dai Consoli dell'Arte della Lana che lo avevano commissionato per la cattedrale». Il debito invece, sempre secondo l’interpretazione dei legali del ministero, sarebbe un'eredita tra Stati, fino alla riunificazione nel Regno d'Italia «che - scrivono i legali - non lascia spazio alla sopravvivenza di alcuna autonomia locale». Ad avvalorare questa tesi ci sarebbe poi un altro particolare: «quando il David fu trasferito nel 1872 dall'arengario di Palazzo Vecchio all'Accademia, il Comune non avrebbe rivendicato alcuna proprietà». Una storia contorta, insomma, che quattro mesi fa fu oggetto di un’interrogazione parlamentare che poi indusse il ministero a dare incarico ai legali. Nei corridoio di un Palazzo Vecchio a ranghi ridotti per le ferie la notizia è stata accolta come «una barzelletta e una bufala». Dice il sindaco Matteo Renzi: «Ci dispiace per gli avvocati romani, ma i documenti inoppugnabili in possesso dell' amministrazione comunale e dello Stato sono chiari: il David è di Firenze». Secondo il primo cittadino non è possibile cercare di dimostrare il contrario arrampicandosi sugli specchi. «Questo governo è capace di sorprenderci su tutto, ma spero non varcheranno almeno questo limite. Però alla vigilia di Ferragosto vorrei evitare sterili polemiche. Le istituzioni non litigano come bambini ma trovano le soluzioni più opportune. Chiederò dunque al ministro Bondi un incontro per fare il punto su tutte le questioni ancora aperte nei rapporti tra Firenze e il Governo centrale: dal David ai Grandi Uffizi, dal Maggio alla Pergola fino alla legge speciale, che, se torniamo a votare, sicuramente ci riprometteranno come in tutte le passate campagne elettorali».

Marco Gasperetti
14 agosto 2010(ultima modifica: 15 agosto 2010)