domenica 5 dicembre 2010

Anche un museo aiuta il ritorno della pace.

Musei: riapre l’Iraqui Museum di Baghdad

Il nuovo corso dell’Iraq passa anche per la cultura. Gli iracheni vogliono tornare a una vita normale, fatta certamente di stabilità politica e sicurezza ma anche di arte, musica e gioia di vivere. E la testimonianza arriva proprio da un rinnovato fermento artistico che si respira a Baghdad. L’Iraqui Museum della città, distrutto e depredato dei suoi tesori più preziosi, sta pian piano tornando a riaprire alcune sale, grazie anche all’aiuto offerto da molti Paesi, Italia in prima linea. “L’arte ha bisogno di stabilità politica – sostiene l’artista Salam Atta Sabri – e finché questa non sarà raggiunta il fermento culturale non potrà venire alla luce. E’ vero – conclude – che la cultura non deve avere colore politico o credo religioso ma senza stabilità politica non potrà esserci vera cultura”.
Ma sulla ‘rinascita culturale’ dell’Iraq si dice ottimista Kais Hessuin Rashed, direttore generale dell’Iraqui Museum “e l’inaugurazione della mostra dello scultore Al-hendawi ne è una testimonianza. Il nostro museo ha avuto davvero grossi problemi, molte opere sono state rubate (le stime parlano di 15mila pezzi di cui 5mila recuperati), molte lesionate o distrutte, ma vogliamo che i suoi tesori tornino allo splendore del passato. Abbiamo finora ricevuto importantissimi aiuti nel lavoro di restauro, con un supporto fornito dall’Italia davvero fondamentale, sia nel recupero delle opere che nella formazione del personale che ha potuto seguire dei corsi ad hoc nel vostro Paese”, spiega ancora il direttore generale, annunciando l’allestimento di nuove sale “che saranno riaperte entro la fine del 2011“.
Fonte: FAI

Redazione

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